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Raimondo La Magna nasce a Genova il 17 settembre 1936 da Annamaria Esposito e da Giovanni che muore precocemente nel 1939. Ciò determina il trasferimento del giovane Raimondo presso l’Istituto delle Suore Francescane Minime del Sacro Cuore di Poggio a Caiano, dove rimane per tutta la durata del secondo conflitto mondiale. La didattica del Collegio è basata principalmente sulle lingue italiana e francese e sul disegno, la cui pratica prevede anche il copiare i capolavori presenti nell’adiacente Villa Medicea. All’esercizio del disegno si applica con amore e disciplina distinguendosi tra gli altri allievi. In quegli stessi anni ha modo di vedere all’opera il pittore che rimarrà sempre un suo punto di riferimento dal punto di vista artistico, Ardengo Soffici (1879-1964) che da Firenze si era trasferito a Poggio a Caiano.

Nel 1947 arriva a Genova nella sede di Quarto dell’Istituto del Sacro Cuore e poi ricongiunto alla famiglia che decide di avviarlo al lavoro manuale, per pressanti esigenze economiche. Dopo varie esperienze a sedici anni viene assunto ai grandi magazzini de “La Rinascente” dove, grazie alle sue attitudini al disegno, esercita la mansione di vetrinista e di cartellonista ed ha un fortunato incontro col pittore Ardingo Giurfa che lo incoraggia a disegnare ed a dipingere. Sul luogo di lavoro incontra Linda Zennaro che ben presto sposa; sarà proprio lei a spingerlo ad iscriversi all’Accademia Ligustica di Belle Arti e ad iniziare l’attività pittorica parallelamente a quella lavorativa. Apre uno studio in via Luccoli assieme all’acquarellista Armando Merlo con il quale, avrà poi occasione di restaurare alcuni affreschi nella chiesa dell’oratorio di Sant’Erasmo di Quinto.

Successivamente si trasferisce al piano nobile del palazzo sito al civico 32 di via dei Giustiniani che era stato lo studio del pittore Salvatore Gagliardo (1897-1957) e che la vedova gli cede in comodato. È in questi grandi spazi che realizza le tele di maggiore dimensione. Sono anni nei quali approfondisce le conoscenze delle antiche tecniche pittoriche che utilizza reinterpretandole con una sapienza raffinatissima. Vero maestro della tecnica mista riesce a far convivere oli, tempere ed acrilici con esiti stupefacenti.
A quarant’anni lascia il lavoro dipendente e si avvia ad una carriera di libero professionista che lo vede apprezzatissimo restauratore per la Galleria Guidi, scenografo e allestitore di esposizioni, il tutto mentre prosegue la sua attività di pittore ed espone in numerose “collettive”. Ottiene premi partecipando alla Mostra di pittura contemporanea (Monza 1976), alla Mostra Interregionale (Asti, 1980), al Concorso Nazionale “Poesia e Forma” (Campomorone, 1980), alla Mostra “Pittori per la pace” (Genova, 1984), alla Quarta Biennale Arte Sacra Centro Culturale Don Bosco (Genova, 1984), alla Mostra Nazionale Pittura Contemporanea (Santhià, 1988).

“Raimondo La Magna espone al Club pegliese “Amici dell’arte” i risultati di un’attività pittorica che, partita dall’informale, si svolge ora in una zona di confine del figurativo, segnata da una riflessione, condotta con occhio lirico ma disincantato , sugli esiti più alti dell’arte moderna. Una certa vena espressionistica e alcuni sapienti spiazzamenti spaziali offrono all’arte di La Magna consistenza e spessore allontanandolo dai facili formalismi e arricchendo il suo stile in un gioco di ricomposizioni geometrizzanti”

M. Bocci, in Il Secolo XIX, 30 aprile 1988

Nel 1988 a Pegli presso il Centro Culturale Amici dell’Arte tiene la sua prima antologica “1980-1988” esponendo prevalentemente nature morte con successo di pubblico e di critica. Due anni dopo gli stessi locali di Pegli ospitano un’altra sua personale dal titolo “Immagini liguri” in occasione della quale ”ciò che il pubblico ha più gradito sono le rivisitazioni della Genova antica. Poche incalzanti, trafiggenti pennellate sulle vicende delle fatiscenti e ancora splendide architetture del centro storico” (G. Scorza).
Di carattere severo e riservato apprezza poco l’apparire e per questo motivo successivamente espone le sue opere solo in collettive. Partecipa alla Prima Esposizione di Pittura e Scultura per artisti liguri Palazzo Ducale (maggio 1993) con un’opera dal titolo “A Eugenio Montale”. In proposito occorre ricordare la profonda conoscenza che La Magna aveva delle composizioni del Poeta ad alcune delle quali si ispira direttamente per i suoi dipinti. Partecipa poi alla Seconda rassegna d’arte della Liguria a Finalborgo (maggio 1996) con la tela dal titolo “Ninfa e Satiro” una delle sue numerose opere dedicate a soggetti mitologici. L’ultima sua partecipazione è quella alla Seconda Biennale Internazionale d’Arte (Palermo, gennaio 2015).

Dal 1999 tiene un corso di disegno e pittura organizzato su base biennale presso l’Associazione Anziani Oggi – Argento Vivo con sede in Villa Piaggio, da cui usciranno talenti in grado di avviare un’autonoma attività artistica. Nel 2014, per ragioni di salute, lascia l’insegnamento ma non l’attività di pittore che prosegue in quella che è stata la sua ultima dimora-studio in Salita Inferiore Sant’Anna presso il civico 17A, dove realizzerà l’ultima sua opera che ha come soggetto una Madonna che tiene tra le braccia il Cristo morto. Raimondo La Magna coltiva anche una passione per la poesia una raccolta delle sue liriche, intitolata Sette briciole, vede la stampa nei mesi immediatamente precedenti la sua morte avvenuta il 19 settembre 2016.

“La Magna viene da lontano: se l’artista guarda ai cubisti non lo fa con l’occhio dello storico perché non persegue formule astratte, perché è proteso ad esternare il pulsare di sensazioni personali e attuali; la sua concezione della forma diviene dunque organica, perché non costruisce mediante combinazioni di modelli già esistenti ma sente ogni atto creativo come ricerca d’espressione di una dimensione psicologica non ancora formalmente codificata. È facile anche vedervi il tentativo dell’io alchimista e umanista del pittore di salvare il proprio patrimonio culturale,spirituale e affettivo ritrovandosi nell’immagine che egli stesso crea”

E. Senia, Catalogo della personale antologica 1980-88